Il Libro dei vivi di Stefano Massari vanifica la sottile linea di confine tra prosa e poesia proponendo un canto ininterrotto e fra
Il Libro dei vivi è una lunga ballad, una sovversiva preghiera che ridiscute e ri
Il Libro dei vivi è un atto liturgico laico dove i poeti sono protagonisti necessari del rito della poesia, da Giorgio Caproni a Christine Koschel, da Milo de Angelis a Nadia Campana. Nell’ideale comunità dei “senza comunità”, nel sempre vivo inferno dei “fuori-tempo” e dei “fuori-canto”, la voce dei non più presenti diventa l’ineludibile presenza che giustifica la voce dei testimoni vivi. “la schiena sua fonda / contro quella dei morti / che torna che fa male”.
Il Libro dei vivi è letteral
Il Libro dei vivi - stenografia di versi-prose che esprimono lo strazio e la rinascita dell’uomo attraverso la parola - è la necessità di farsi pervadere dal dolore fino al punto in cui sarà indispensabile ripensare la via, non maestra, che lo trasformi senza rimuoverlo. La “maledetta maceria d’erba”, i “lacci duri”, “le mani dell’ucciso” sono anche “ogni terra che abito ogni vita che tocco”.
Il Libro dei vivi non tenta un’improbabile prosa poetica nella quale ricapitolare estetiche espressioniste o prevedibili trenodie sul conflitto vita/morte. Neppure si sotto
A epigrafe di una breve poesia di Angelo Scandurra, poeta siciliano contemporaneo, letto per caso nella biblioteca dell’ex monastero francescano di Saorge, c’è questa breve poesia, opera dell’autore stesso: “a tutti i bambini torturati / da esseri che assomigliano a Dio”. Epigrafe non estranea, nello spirito, allo spirito del libro di Massari .
Ognuno di noi, più che sottostare alle sacre leggi di qualche esoterico Libro dei Morti, non fa che scrivere, incessante
Scrive Pascal Quignard: “Colui che scrive è questo mistero: un parlante che ascolta”. Stefano Massari, da “parlante che ascolta”, si sottrae alla maschera del poeta contemporaneo – che, parafrasando Quignard, è uno “scrivente che non parla”.