Passa ai contenuti principali

lettera di Lorenzo Chiuchiù per libro dei vivi


Caro Stefano,
il "Libro dei vivi" somiglia ad un percorso iniziatico, a una via verso la notte piu' pura o - e' lo stesso - verso una luce senza occhi.
Mi ha fatto pensare al "Libro ribetano dei morti"; all'estasi delle anime che percorrono i loro destini senza sapere che quello - e solo quello che vivono - e' il loro proprio destino. Ma nel "libro tibetano" i morti si legano alle parole che indicano la salvezza; nel "Libro dei vivi" sono le parole che incarnano la salvezza: nessun luogo, nessuna direzione, solo una voce, un grido, un fuoco.
Il sangue e' vino, morte e amicizia; il tempo e' sempre battito cardiaco; l'amore e' carne e imperativo.
E' un libro violento, nel senso piu' definitivo.
E' violenza primitiva, senza essere tribale; arcaica senza la grazia del simbolico.
Nessuna chiacchiera decostruttivista, nessuna lacrima parnassiana, o - peggio - tributaria di un romanticismo mal compreso.
Eppure e' una strana violenza, per nulla dionisiaca. E' una violenza dolorosissima che si autoinfligge la tortura della lucidita' prima che quella dell'uscita dal principio d'individuazione.
Nabokov rispondeva: "L'opera la riconosci dai brividi lungo la schiena".
Il "Libro dei vivi" da' questi brividi, ma e' anche un ingresso ex abrupto nel sacro: sacro come indistinzione, come caos, come materia di un inizio che ritorna. E' come una porta chiusa un istante prima dell'annientamento: restano materiali che non appartengono al mondo (e non so da dove provengano: "cielo", "Ade", "iperuranio" sono solo definizioni, non esperienze, mentre qui conta solo quella).
Scusa se non ti ho scritto prima e se questa mia non e' che un avvicinamento approssimativo. Approssimativo, ma spero nella nostra direzione.
Ti abbraccio, Lorenzo

Post popolari in questo blog

Ancora non sai cosa vuole la morte da te La poesia di Stefano Massari  MARCO MOLINARI  5 Dicembre 2022 Del diluvio universale raccontato nella  Genesi  si tende a porre in evidenza l’aspetto della salvezza, l’arca dell’alleanza con la quale Noè, uomo giusto, ha messo in salvo il genere umano e gli animali che poterono riprodursi e avviare una nuova creazione. Rimane in ombra la causa del diluvio, la volontà di Dio di distruggere ogni uomo, farlo perire:  E Dio disse a Noè: “Nei miei decreti, la fine di ogni essere vivente è giunta; poiché la terra è piena di violenza a causa degli uomini; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra. ” (Genesi 6, 13). Vi sono poeti che hanno deciso di fare i conti con questo impietoso retaggio, rendendolo oggetto di un serrato faccia a faccia. È il caso della raccolta di Stefano Massari,  Macchine del diluvio , pubblicata da MC edizioni. Massari vive a Bologna e ha alle spalle alcune precedenti raccolte, nonché un intenso ...
PER “MACCHINE DEL DILUVIO”.  Stefano Massari 1 APRILE 2022  ~  ADMIN A Stefano di MARCO ERCOLANI  per-macchine-del-diluvio Osip Mandel’štam consigliava: «Distruggete i manoscritti, ma conservate ciò che avete tracciato a margine, per noia, per disperazione, come in sogno», Quella scrittura “tracciata a margine” e segnalata dal poeta russo, svincolata dalle convenzioni e sospesa tra estrosità del segno e imprevedibilità del senso, appartiene alle scritture non canoniche, che non vogliono essere definite come romanzi ,  racconti, raccolte poetiche: sono “scritture-schizzo”, dove l’artista prova i suoi sogni, abbozza le sue mappe mentali. A questo genere di scrittura sento che appartiene il tuo ultimo libro di versi,  Macchine del diluvio , pubblicato nel 2022 dalla collana “Insetti” a cura di Pasquale di Palmo, alla distanza di tredici anni dal tuo  Serie del ritorno.  Cosa posso dirti, Stefano, al di là della prevedibile gioia di tornare a leg...
MACCHINE DEL DILUVIO  nota di MARCO MOLINARI  su La Voce di Mantova