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Visualizzazione dei post da 2007

recensione di massimo orgiazzi al libro dei vivi

La poesia è liberazione per Massari e lo si capisce, se ne ha una conferma leggendo questo suo ultimo libro in ordine di tempo, edito da Book nella collana Fuoricasa diretta da Alberto Bertoni. Se Elio Pagliarani proponeva una funzione igienica della poesia sul linguaggio, con il compito di mantenere quest’ultimo efficiente, Stefano Massari non ha propensione per la parola intatta:

recensione di Sergio Rotino al libro dei vivi

Romano, ma da anni attivo a Bologna dove risiede per lavoro, Stefano Massari arriva alla seconda raccolta poetica proponendo con Libro dei vivi – edito nella sempre interessante collana “Fuori casa” curata da Alberto Bertoni – una sorta di “protoromanzo in versi” di grande tensione espressiva. Le pre me sse erano in buona parte già racchiuse nella sua prova d’esordio, quel Diario del pane pubblicato da Raffaelli editore nel 2003, che lo aveva visto definire con buona precisione il peri me tro del suo lavoro:

recensione di Stefano Guglielmin al libro dei vivi

Il Libro dei vivi di Stefano Massari me tte in scena una voce narrante sorella dei beckettiani Estragone e Vladimiro, una voce-calice offerta in sacrificio per tutti a testimoniare l’inautenticità del tempo corrente, fiu me in perpetua guerra senza creazione: solo nel ‹‹primo / feroce lega me nto››

Recensione di Manuele Masini al libro dei vivi

Un libro in costante ossimoro fin dal suo tito lo, evidente rimando, lecito supporre, a quello egizio, ma anche a tutta una tradizione trasversale, è questo libro dei vivi di Stefano Massari. Una prova di talento e una capacità compositiva davvero notevoli. Il volume ha una precisa struttura interna che va dalle sezioni (molto spesso denominate non a caso "serie"), all'opposizione tra testo in corsivo e in stampatello, dal citazionismo sempre dialogante, all'intertestualità. Anche l'affettuosa dedica finale costituisce un evidente paratesto integrabile nel discorso/decorso di quest'operetta da leggere tutta in una volta, ma da meditare poi con pazienti riletture. Difficile affrontare i temi che si liberano in un corpo testuale molto lavorato, soprattutto a livello di prosodia, percorso materico di un linguaggio che non offre facili racconti e in cui lo spazio in bianco gioca un ruolo importante e offre una possibilità di lettura aperta dall'ambiguità sinta

lettura intorno al libro dei vivi di Pier Damiano Ori

Chissà perché mi sono convinto che uno dei modi più legittimi e anche divertenti per impadronirsi, in quanto lettori-autori, di un libro di poesia sia quello di rinvenire i passaggi di parole, i grani di parole che il poeta propone in una determinata e propria sequenza e che il lettore, se disposto, dispone nella sua. La poesia, quindi come anche proposta, magazzino di materiali. Materiali a disposizione che però è l’intenzione iniziale, aurorale, autorale, a rendere disponibili alle diverse combinazioni. Senza costruzione non c’è decostruzione. Senza progetto non c’è appropriazione. E’ la grana delle parole, la loro materialità che cerco nella poesia di oggi. Quella poesia che oggi vuole tornare a combinare un patto col lettore, un senso condiviso: allora io la desidero densa e malleabile allo stesso tempo. Mia e sua. Spostabile ma pesante: ne voglio sentire l’ingombro e il fiato,voglio materia da lavorare. Oggi alla poesia non chiedo più solo senso, voglio peso, voglio il con

recensione al libro dei vivi di Sebastiano Aglieco

“ a te che credi ancora al tuo cielo/ chiedo se davvero ami me anche dopo il male questo e quello ancora a venire ”, (p.40). E’ un padre che parla a un padre e gli chiede conto della sua mancanza. Questa mancanza è espressa con un grido o un ragionare a voce alta facendo traboccare con i mm agini incandescenti o con lo stare a braccia aperte, arreso, l’incredulità del male che abbiamo ricevuto in pegno della nostra esistenza. E’ l’essenza di questo libro dei vivi, parafrasi umanissima di un antico genere dal valore sapienziale, in cui ai vivi veniva insegnato l’attraversa me nto del regno dei morti attraverso l’utilizzo di regole severissi me , in un percorso di sopravvivenza per vincere i mostri che nel sonno della morte attanagliano la coscienza e la divorano. E se lì, nel libro dei morti, dalla parola esattissima e giusta me nte pesata della formula magica, dipendeva lo stato di una coscienza più alta in un altro mondo, qui la salvezza abita la terra, l’assenza di ombra,

recensione di Nunzio Festa al libro dei vivi

Dedicato a chi nasce e a chi resiste. Libro dei vivi, intensa silloge poetica di Stefano Massari, è aperta da una dedica stupenda. E poi ci sono subito tre citazioni pigliate con maestria. Per esempio, da Montero: perché tutto finisce, ma niente è calmo. Verso in grado di presentare, da solo, l’idea di fondo della raccolta di Massari. Invece, il direttore di collana Alberto Bertoni, poeta anch’egli che con cura “controlla” le trame della “linea poetica” FUORICASA della Book, aggiunge puntualizzazioni importanti rispetto alle creazione del nostro romanico – emiliano Stefano Massari. “(…) si può subito affermare – scrive Bertoni, in una nota a margine dell’opera – che S. M. ha deciso per tempo di attrezzarsi (e allenarsi, e modularsi) ad essere poeta superiore, senza vezzi, infingimenti, consorterie” . Alberto Bertoni, per arrivare ad affermare questa sua convinzione, prende in esame uno scritto di Pessoa; che andava ad analizzare il contenuto del sentire dei poeti, in pratica cataloga

Da Pierre Lepori per libro dei vivi

Caro Stefano, ho ricevuto il tuo libro, potente e solido, con qualcosa che dalla passione civile va verso l'epica (nel senso migliore): c'è dentro un quotidiano di pane duro, di masticamenti silenziosi e di rabbie da condividere, ma che si conclude giustamente sulle braccia aperte per il domani (disciplina e furore). Un'energia di resistenza brusca e selvatica (più che selvaggia), che ci salva (almeno dal lassismo). Ne sono molto commosso. E' un accostamento rapido e ancora poco profondo, per ora, il mio, ma rileggerò più volte questo "libro dei vivi" e - per posta - ti farò anche un commento più "materico" (vedrai). Intanto, grazie di cuore e un caro abbraccio

su libro dei vivi recensione di Gianfranco Fabbri

Qualcuno ha definito giusta me nte l’ultima fatica di Stefano Massari, “ Il libro dei vivi ”, co me un’opera religiosa. Io aggiungerei, di una religiosità naturalistica e viscerale. In queste poesia-prosa (o prose poetiche e d’arte), l’autore me tte in scena con nettezza l’”invocazione al Padre” strutturandola secondo i toni greco-tragici e secondo la presenza fittissima di assonanze-ripetizioni -sia di termini che di suffissi desinenze-. Là dove è possibile imbattersi nel “sacro” è anche possibile vedere da vicino il senso “igneo” delle cose. L’insie me di questa scrittura è un vero e proprio atto di rivolta nei confronti dell’Ente Superiore. I testi appaiono co me isolotti di carne vivida e dolorante, sopravvissuti a ere remote. Ci si imbatte nell’alcool e nel sangue; non mancano l’odio e il pus; non manca neppure una specie di sotto-dio bestia -profonda oscurità- la cui condizione pre-animale sconcerta. Tra uno spazio e l’altro del respiro, si insinuano micro frasi nominali ch

recensione a libro dei vivi di Claudio Di Scalzo

Leggendo questi versi, capitombolando da un frammento all’altro, anche sorpreso dall’arditezza delle metafore e dalla scansione aforistica portata per sua natura ad incidere le pupille di chi legge, ho capito che la suggestione, ma direi seduzione subita nella lettura, stava nella considerazione che sapendo Massari, il poeta, cresciuto con i video e sul web,

recensione di Serena Scionti al libro dei vivi

Non è sufficiente abbandonare ciò che è nostro se non abbandoniamo anche noi stessi (San Girolamo) Co me il Libro dei Morti, un tempo unico docu me nto anagrafico - insie me al Registro dei Nati - per attestare la vita, tra fonte battesimale e camposanto, così ora il Libro dei Vivi di Massari, per celebrare chi nasce e chi resiste nel ciclo naturale . Stefano Massari, già autore di Diario del pane , nel suo pregevole discorso poetico afferma un'adesione sensuale alla terra, intonando un canto «con labbra secche e fiato di bestia», un canto che nasce dalle viscere telluriche, co me il se me che erompe dalla crosta, atavico co me l'urlo della creatura che partorisce. La dichiarazione poetica di Massari è un continuum filosofico, attestato sulla pagina dalla non voluta partizione in versi -normal me nte indicati con gli “a capo”; ogni singolo componi me nto assu me infatti l'umiltà della prosa presentandosi coi versi accostati, separati solo da un dopp

lettera di Lorenzo Chiuchiù per libro dei vivi

Caro Stefano, il "Libro dei vivi" somiglia ad un percorso iniziatico, a una via verso la notte piu' pura o - e' lo stesso - verso una luce senza occhi. Mi ha fatto pensare al "Libro ribetano dei morti"; all'estasi delle anime che percorrono i loro destini senza sapere che quello - e solo quello che vivono - e' il loro proprio destino. Ma nel "libro tibetano" i morti si legano alle parole che indicano la salvezza; nel "Libro dei vivi" sono le parole che incarnano la salvezza: nessun luogo, nessuna direzione, solo una voce, un grido, un fuoco. Il sangue e' vino, morte e amicizia; il tempo e' sempre battito cardiaco; l'amore e' carne e imperativo. E' un libro violento, nel senso piu' definitivo. E' violenza primitiva, senza essere tribale; arcaica senza la grazia del simbolico. Nessuna chiacchiera decostruttivista, nessuna lacrima parnassiana, o - peggio - tributaria di un romanticismo mal co

lettera da Valerio Magrelli per libro dei vivi

Ho letto il tuo libro con attenzione, colpito dalla sconvolta forza delle sue immagini. Mi interessa molto questo lavoro a cavallo fra verso e prosa, con quelle righe/versetti a sottolineare l’incalzare del pensiero e del dolore (direi anzi di un dolore-pensiero). Per me resta centrale l’apparizione di un vero e proprio tabù, come quello rappresentato del dio feticcio, disumano, proprietà dei padroni, che penzola mostruoso e repellente, ossia minaccioso, dall’ano. Sono pagine davvero notevoli, di cui ti ringrazio e su cui spero avremo modo di parlare com più calma, dopo il nostro incontro fulmineo nella incantevole splamberto. A presto intanto, e un carissimo saluto Valerio magrelli

Su libro dei vivi in sette movimenti di mimmo cangiano

0)La parola è parte integrante del processo della vita, come la nascita, la resistenza è parte integrante della vita stessa, se questa vuole davvero essere chiamata vita. La parola è resistenza. Questo è un libro di speranza, la speranza vive nel potere del “fissare”, del non dimenticare, volti, cose e persone, la nostra personalissima vicenda si fa Storia e la storia è ininterrotta, se tutto finisce, tutto è destinato a ricominciare, è il “movimento” il vero protagonista. 1)La vicenda civile si fa vicenda personale, ciò che siamo, ciò che facciamo è elemento fondante anche del nostro “rimanere fedeli alla terra”, come ne è parte il nostro impegno di difesa, anche il dolore ne è parte, ne è parte il sangue. E’ nel fare la risposta, nello scrivere-vivere, non nell’abbandono, anzi bisogna prendere possesso della realtà, la realtà va reinventata, bisogna compiere le speranze del passato. La prima persona, unico modo in cui la storia può oggi essere vissuta è addentro al reale con i

Nove frammenti per il Libro dei vivi di Marco Ercolani

1. Il Libro dei vivi di Stefano Massari vanifica la sottile linea di confine tra prosa e poesia proponendo un canto ininterrotto e fra mm entario, un “basso continuo” che obbliga il lettore a trattenere il fiato, non consentendogli di definire la materia percepita. 2. Il Libro dei vivi è una lunga ballad , una sovversiva preghiera che ridiscute e ri me tte in campo la natura stessa di “libro”, attuando una scrittura nomadica dove si concentrano azioni civili ed energie interiori - scrittura dove i versi, pur restando chiusi nella riga, sembrano mozzati o sul punto di esplodere. “Pronte le tombe coi nervi bambini pronta la bocca del crollo”. 3. Il Libro dei vivi è un atto liturgico laico dove i poeti sono protagonisti necessari del rito della poesia, da Giorgio Caproni a Christine Koschel, da Milo de Angelis a Nadia Campana. Nell’ideale comunità dei “senza comunità”, nel sempre vivo inferno dei “fuori-tempo” e dei “fuori-canto”, la voce dei non più presenti diventa

recensione di Nicola Vacca al libro dei vivi

La poesia è un’esperienza interiore che tesse la trama del dialogo tra le persone. Questa è uno dei chiari riferimenti etici che Stefano Massari nel suo Libro dei vivi (Book editore,Postfazione i Alberto Bertoni, pp. 64,euro 11) pone al centro della sua poetica. Quello che conta di più nella poesia del poeta bolognese è la vicenda umana. Fedele a visibile, il poeta sente crescere dentro di sé il dovere profondamente etico di chiedere alla parola poetica di non arrendersi alla distruzione del tempo quotidianamente messa in atto dagli orrori della lingua cannibale, unico linguaggio che la morale corrente conosce . Prima di condurre il lettore nelle pagine esistenziali del libro dei vivi , Massari precisa la posizione fortemente etica dei suoi versi dedicando questo manuale di sopravvivenza a chi nasce e a chi resiste. Massari è un poeta che sente il mondo per poterne denunciarne tutti gli orrori: luce che sei ora che deserto l’abbraccio e il pugno l’amico non torna a far festa e no
da mimmo cangiano per libro dei vivi Bravo Stefano, davvero un bel libro, sei andato avanti, (e questo era fondamentale), spero che molti se ne accorgano, quando il libro uscirà, della diversità radicale rispetto a Diario del pane. La carnalità che già era presente è qui molto accentuata, l'impersonalità è quasi scomparsa del tutto, ma anche l'utilizzo dell'Io diminuisce, è un libro del TU, un Tu multiplo impersonato in primo luogo dalla tua famiglia, anche se in questo non c'è nulla di "quotidiano" e non c'è nulla di quotidiano perchè, a mio parere, non c'è nulla di nichilistico. Mi verrebbe quasi da dire che hai scritto un libro al "femminile", ma non nel senso mero di poesia del corpo, nel senso invece che la figura sulla scena (un grande ventre) prende tutto lo spazio, o quasi. Continuo a dire Saba, per quanto assurdo continuo a dirlo: (ma chi mi capirà?) "il mio pensiero farsi più puro dove più turpe è la via". Purezza, moralit

lettera di Eraldo Affinati per libro dei vivi

Caro Stefano, leggendo il Libro dei vivi, a un certo punto ho pensato che se i vermi della ferita che il dottore di Kafka non può curare sapessero parlare forse direbbero le cose che hai scritto. Al primo posto sento Milo, certo; ma poi nella tua voce vedo anche un corpo in via di putrefazione, noi tutti! - e tu resti fermo, lucido, nella sua secrezione. Il costo della resistenza è stato alto, così come il riscontro. Un abbraccio fraterno. Eraldo Affinati

La preghiera urlo, di Christian Sinicco intorno al libro dei vivi

Iniziando a leggere il Libro dei vivi di Stefano Massari (Book Editore, 2006, a cura di Alberto Bertoni), appare immediatamente la religiosità dell’artista, operazione che a tratti attraversa il credo, e tutta la sua ritualità, riutilizzando molti dei simboli in esso rappresentati ( Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili [...] Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. ). L’azione prima di Massari, oltre tutta la "vostra santissima saggezza", si adagia "dove ogni passo umano" si spezza, dunque sopra "questo immenso niente", punto in cui si divarica il concetto del bianco, della nascita e della morte, dell’esperienza paradossale dell’amore, nel padre e nella madre, o in chi sopravvive. Ma solo di questo niente, a cui si giunge, parla il libro? Prima di indagare la metastasi del "niente" nel "falso nulla", menzogna grazie alla quale eso

intorno al libro dei vivi, di Dario Capello

“ Pazienza e denti “. Prezioso sintagma che riassu me due poli centrali nell’architettura simbolica generale del libro. La pazienza allude al rigore, al ticchettìo dei ritmi, alla resistenza, a quella disciplina della parola che sola può opporsi al disfaci me nto delle cose. Può opporsi in quanto lo testimonia. Occorre una giustizia di parole, dal mo me nto che “ la morte indovina ogni legge “. Con evidenza, i denti indicano poi una vasta costellazione di figure dell’ aggressivo : masticare, divorare, furore, squarcio…Questo tema dell’aggressività e della ferita diventa, nel suo ricorrere ossessivo nel testo, quasi un mito personale dell’autore; mito che va a incrociare, innervandoli, quelli che Alberto Bertoni ha ben indicato quali arche tipi generali di riferi me nto ( il pane, il sangue, ecc… ) E quel procedere a fiondate della scrittura, quella scansione particolarissima del verso risolto in cellule, in schegge che cercano il loro significato anche liberandosi da un

lettera di Gian Ruggero Manzoni per libro dei vivi

Caro Stefano il LIBRO DEI VIVI è opera che convince. Chi ti aspettava al varco dopo DIARIO DEL PANE ha avuto il suo companatico. L'insieme funziona e, dal tragico, induce al resistenziale con verità e, soprattutto, con onestà. Hai mantenuto il tuo ritmo, quindi il tuo respiro e il tuo passo, e ciò ti distingue. E' raccolta di grande apertura all'interpretazione, anche orale, e conduce in territori della parola fuori dai canoni vigenti, segnando l'originalità del tuo essere in poesia e quale uomo d'impegno. L'impianto è sostenuto da una tensione tradizionale, mentre lo svolto induce a sonorità legate all'odierno. Miscela che, come sai, amo. Grazie per questo tuo dono e per come ci induci al continuare a poetare. Ti abbraccio. Gian Ruggero Manzoni

filippo davoli su 'diario del pane'

È stata una sorpresa superiore alle attese, la lettura di Diario del pane di Stefano Massari. La perseguita, esplicita "non intenzione" di dialettica argo me ntativa (Alberto Bertoni), attraverso la quale l’autore conduce la propria ricerca sulla scrittura inchiodando i periodi tra due punti fermi, in secche i mm agini di forte simbolicità, ha ai miei occhi, invece, il valore – tipi co di un’intera generazione: la nostra – di (tentare di) dare alla parola (e alla parola poetica) un’attendibilità reale, verificabile, autentica me nte attendibile; quasi un calco perfetto del sentire (le cose, se stessi, gli altri, la stessa vita, la voce). I lacerti straniati che Massari lascia affiorare, all’interno degli ipogra mm i, divisi dall’utilizzo del punto, si ricompongono e sviluppano (uno nell’altro, uno dall’altro) trovando una singolare unità nei simboli cui frequente me nte Massari ricorre, richiamandoli sovente, in quello che si rivela essere, man mano che la lettura si s