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recensione di Nicola Vacca al libro dei vivi



La poesia è un’esperienza interiore che tesse la trama del dialogo tra le persone. Questa è uno dei chiari riferimenti etici che Stefano Massari nel suo Libro dei vivi (Book editore,Postfazione i Alberto Bertoni, pp. 64,euro 11) pone al centro della sua poetica.
Quello che conta di più nella poesia del poeta bolognese è la vicenda umana. Fedele a visibile, il poeta sente crescere dentro di sé il dovere profondamente etico di chiedere alla parola poetica di non arrendersi alla distruzione del tempo quotidianamente messa in atto dagli orrori della lingua cannibale, unico linguaggio che la morale corrente conosce .
Prima di condurre il lettore nelle pagine esistenziali del libro dei vivi , Massari precisa la posizione fortemente etica dei suoi versi dedicando questo manuale di sopravvivenza
a chi nasce e a chi resiste.
Massari è un poeta che sente il mondo per poterne denunciarne tutti gli orrori: luce che sei ora che deserto l’abbraccio e il pugno l’amico non torna a far festa e non credo a nessuna salvezza nessuna innocenza nessun canto che resta eppure il tuo sangue mi torna mi grazia un sorriso tuo ancora disteso indifeso mi scampa.
Nella terra di nessuno dove gli uomini vivono , Massari richiama l’urgenza di un nuovo impegno civile che trovi nell’etica la nuova linfa per scardinare il meccanismo ad orologeria di un male troppo perfetto che sembra essere l’unica soluzione alle nostre già disperate derive razionali ed affettive.
Le parole di Stefano Massari sono epifanie nude che si conficcano come schegge di verità nella nostra carne ferita di esseri umani: il male di non restare innocente e disobbedire costruire una casa con questa pelle di padre e tenere vivo il sangue e sempre oltre i muri le città le stragi le terre in rovina i terrificanti muri .
Nell’immenso niente Massari chiede più spazio per la poesia , ordine di luce e dolore di ogni cosa, in questo mondo malfermo.
Il libro dei vivi ,che quotidianamente tutti contribuiamo a scrivere con la nostra esperienza di esseri che nel divenire siamo sospesi tra ragione e sentimento, ha la necessità di trovare parole nuove a garanzia dell’umano.
Stefano Massari è un uomo-poeta sempre attento alle implicazioni umane troppo umane della nostra esistenza. Scava senza arrendersi nei dilemmi pericolosi di una parola concepita come una traccia di senso: luce e deserto, pace e inquietudine.
Si è vero, nessuna salvezza, nessun canto, nessuna innocenza ci riserva questo tempo infedele alla vita, ma di quel libro dei vivi noi saremo le anime che si consumano al calore dirompente di una parola mai urlata che reclama l’urgenza della poesia che diventa pane,nutrimento assoluto per i nostri silenzi che cercano lunghi respiri.
Perché io sono ogni terra che abito ogni vita che tocco scrive Massari poeta superiore che sente il mondo e chiede alla parola poetica di diventare una preghiera laica per queste condizioni di spaesamento interiore.
E' la poesia l’esperienza ultima che uccide la morte di questo deserto temporale, la nuova etica con la quale disobbedire ai precetti dell’ estetica devastante di una morale corrente, corrotta da una lingua cannibale di apparenze che non concede sconti. Chi vive chi muore qui senza croce senza fare storie sta lavora mangia tace non chiede altro al mondo atroce oltre i muri di santa luce santa pace santo ordine feroce .
Siamo finiti tutti in questo Libro dei vivi, nella sua umanità che cerca la salvezza nei luoghi interiori, dove la terra ha ancora fame di verità.

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