Passa ai contenuti principali

Riflessioni elastiche su diario del pane di mimmo cangiano



No, francamente io non parlerei di rabbia così a colpo sicuro, il problema che all’angoscia gira intorno parrebbe essere più legato ad un definito spirito profetico e ad una visionarietà che ricerca l’essenziale per dare tipologie alla complessità, preferisco dunque definirlo “dramma girovago dell’assenza”.
Vi è un gioco ambiguo che di volta in volta si finge univoco, la visione di un mondo in interrotto disfacimento si salda allo sguardo di chi scrive su di un corpo che dorme, nella sensazione di infinita dolcezza davanti al vulnerabile; vi è un colore dominante nel libro, è il bianco, bianco scorrere ininterrotto del tempo, sia esso storico o astorico, bianca essenzialità, colore del silenzio, film muto con fruscio in sottofondo, lenzuolo sul quale affiorano a tratti i segni neri della penna e dell’uomo e sono le poesie.
Ciò che sembra impossibile è la resa, vi si contrappone la visione di un’umanità innocente in quanto più vicina al suo stato “animale”, di cui i bambini diventano la rappresentazione più evidente, e ringhiano, come la terra, e urlano in un disperato anelito alla resistenza, ogni parola è crudele ogni allitterazione si è trasformata nel ruggito di chi ha visto e non può tacere, e si difende allora nel recupero di quelli che sono i gesti primordiali del nostro essere uomini oppure nella poesia stessa, (che forse è uno di questi gesti) o ancora nell’intraprendere un fondamentale dialogo coi morti, i quali lungi dall’avere raggiunto la proverbiale serenità sono quanto mai pronti all’accusa e a un silenzio che sa di attesa prima della necessaria punizione, prima dell’annientamento da cui l’occidente non potrà salvarsi, e solo col quale, forse, potrà pagare il suo debito altissimo.
Ma vi è un altro diario del pane, fatto di canto, fedeltà, e di “scuola della gioia”, una visione materna, un battezzo che cerca un gesto di pace nella visione di un interno in penombra, dove l’impossibilità all’azione non si carica più della nostra individualistica impotenza, ma solo resta stupito e spogliato dinnanzi alla dolcezza suprema, qualsiasi cosa per noi questa dolcezza sia.

Post popolari in questo blog

da mimmo cangiano per libro dei vivi Bravo Stefano, davvero un bel libro, sei andato avanti, (e questo era fondamentale), spero che molti se ne accorgano, quando il libro uscirà, della diversità radicale rispetto a Diario del pane. La carnalità che già era presente è qui molto accentuata, l'impersonalità è quasi scomparsa del tutto, ma anche l'utilizzo dell'Io diminuisce, è un libro del TU, un Tu multiplo impersonato in primo luogo dalla tua famiglia, anche se in questo non c'è nulla di "quotidiano" e non c'è nulla di quotidiano perchè, a mio parere, non c'è nulla di nichilistico. Mi verrebbe quasi da dire che hai scritto un libro al "femminile", ma non nel senso mero di poesia del corpo, nel senso invece che la figura sulla scena (un grande ventre) prende tutto lo spazio, o quasi. Continuo a dire Saba, per quanto assurdo continuo a dirlo: (ma chi mi capirà?) "il mio pensiero farsi più puro dove più turpe è la via". Purezza, moralit...
  Il “diluvio” in versi di Massari  in un mondo ormai senza speranza DI  MATTEO FANTUZZI il-diluvio-in-versi-di-massari-in-un-mondo-ormai-senza-speranza Con  Macchine del diluvio  Stefano Massari ritorna alla poesia dopo oltre dieci anni dall’ultimo libro. E’ un ritorno atteso per uno degli autori che più ha saputo intersecare poesia, video, arte e vita nella propria opera ottenendo, non solo dal punto di vista sostanziale ma anche dal punto di vista formale, un unicum riconoscibile nella nostra letteratura.  Macchine del diluvio  ripropone lo straniamento della nostra società, quello manifesto della cronaca che possiamo ogni giorno vedere anche solo scorrendo le prime pagine dei quotidiani. Ma è uno straniamento che ha radici profonde, come il lavoro di Massari che proviene dall’inizio degli anni Dieci e che non segue dunque una contingenza come altri autori di generazioni più recenti sembrano sottolineare. Massari inserisce la prospettiva privata all...
MACCHINE DEL DILUVIO  nota di MARCO MOLINARI  su La Voce di Mantova