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lettera di Eraldo Affinati per libro dei vivi



Caro Stefano,
leggendo il Libro dei vivi, a un certo punto ho pensato che se i vermi della ferita che il dottore di Kafka non può curare sapessero parlare forse direbbero le cose che hai scritto. Al primo posto sento Milo, certo; ma poi nella tua voce vedo anche un corpo in via di putrefazione, noi tutti! - e tu resti fermo, lucido, nella sua secrezione. Il costo della resistenza è stato alto, così come il riscontro. Un abbraccio fraterno. Eraldo Affinati

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