“ Pazienza e denti “. Prezioso sintagma che riassu me due poli centrali nell’architettura simbolica generale del libro. La pazienza allude al rigore, al ticchettìo dei ritmi, alla resistenza, a quella disciplina della parola che sola può opporsi al disfaci me nto delle cose. Può opporsi in quanto lo testimonia. Occorre una giustizia di parole, dal mo me nto che “ la morte indovina ogni legge “. Con evidenza, i denti indicano poi una vasta costellazione di figure dell’ aggressivo : masticare, divorare, furore, squarcio…Questo tema dell’aggressività e della ferita diventa, nel suo ricorrere ossessivo nel testo, quasi un mito personale dell’autore; mito che va a incrociare, innervandoli, quelli che Alberto Bertoni ha ben indicato quali arche tipi generali di riferi me nto ( il pane, il sangue, ecc… ) E quel procedere a fiondate della scrittura, quella scansione particolarissima del verso risolto in cellule, in schegge che cercano il loro significato anche liberandosi da un