Passa ai contenuti principali

Post

Serie del Ritorno recensione di Giacomo Cerrai (da imperfetta ellisse) Un libro bello e terribile, questo di  Stefano Massari , e sicuramente uno dei più importanti tra quelli letti ultimamente. Non è un libro per anime semplici, né per coloro che credono che la poesia sia un'attività sorgiva e consolatoria. Qui di consolatorio c'è molto poco, anche per il suo autore. Perchè Stefano si è seduto sulla soglia, quella estrema, e si è messo a parlare di morte, a tentare, come è possibile fare a un poeta, un suo personale viaggio d'Orfeo. Un libro ( Serie del ritorno , La Vita Felice, 2009) con una sua risolutezza, anche stilistica e (sia inteso del tutto positivamente) una forma alta di retorica cioè di arte del dire,  e una struttura disciplinatamente organizzata in nove sezioni (ma bisogna contare almeno anche un prologo e un epilogo), sezioni che già nel  loro titolo pongono un problema interpretativo. Sono infatti frazioni di tempo di una intera giornata (dalle 00.00 di una
  Serie del ritorno  Stefano Massari una lettura di Riccardo Raimondo «Bisogna leggere questi versi […] Tra corpo e cosmo, tra dono e maledizione, tra il chiuso delle pareti e la ferita del mondo, siamo scaraventati nelle pagine di questo libro, nelle parole di un'anima generosa e braccata»  – uno stralcio dalla generosa prefazione di De Angelis a  Serie del ritorno  (La Vita felice 2009), di Stefano Massari. E bisogna leggerli, sì. E, se di De Angelis abbiamo apprezzato l'urgenza nervosa del verso – una certa frenesia fisiologica che guida la composizione – troveremo in Massari pane per i nostri denti. Un'urgenza dell' Esserci , che redime decenni di postmoderno dall'apofatico  Non chiederci la parola...  Questa poesia è «un'arteria fredda dei forti contro ogni tuo stupido enigma»: «allora sono io    il muro   io il nascerti io che muoio sono il tribunale quotidiano in ogni buio in ogni volta che parliamo» «allora sono io   la legge dove non farai ritorno   io
Stefano Massari,  SERIE DEL RITORNO , La Vita Felice 2009 Tutto avviene sul bordo dei pozzi .      Sono in bilico, infatti, le parole di questo libro, sospese tra il grido del compito e il silenzio definitivo senza scampo, – il problema di ogni arte è, incontestabilmente, la sua forma. L’arte, quindi, è compito –      Così ogni poeta si riconosce dal tono, dalle variazioni, dalle sue ossessioni, dai suoi strumenti per vivere. Nel procedere, infatti, nel continuare a scrivere, a furia di piccole incisioni, smottamenti, le parole si affilano, dicono meglio. E’ il momento in cui un’arte raggiunge la sua semplicità e si sottrae finalmente al tempo, al martirio dei suoi parassiti.      Quando si ferma, però, la parola scopre di non essere mai stata veramente indispensabile alla vita. La vita non è cambiata, nulla è cambiato, o ci ha cambiato. Le parole hanno detto, immerse nelle immagini del mondo, nel compito del costruire qualcosa, del porgerlo a qualcuno:  se non credi alla parola del mo
Serie del ritorno  Bisogna leggere questi versi. Hanno un’urgenza mortale, hanno la tensione di chi compie un atto decisivo, un atto oscuro e antico dove si intrecciano salvezza e catastrofe. Bisogna credere, letteralmente, a ognuna di queste parole. Portano con sé un urlo, ce l’hanno addosso, sono infestate dall’urlo dei morti. Perché questo è un libro scritto vicino alla morte. Con improvvise rinascite, barlumi, terre felici. La morte sembra dettarlo a viva voce. L’addio è incessante. La parola è tempestosa. Chiede, invoca, comanda, crolla. Tutto avviene sul bordo dei pozzi. Una minaccia ignota la insegue, la spinge nelle vie buie del mondo e della mente, come in certe pagine russe, dove l’assoluto si sfiora nel grido e nella bestemmia, come in certe imprecazioni notturne dei Karamazov, dove l’assassino più infame legge nelle linee della mano una strana pietà.  Qui tutto è percussivo, febbrile, incessante, forsennato (“io non so ringraziare a parole / solo smetto di colpire”), ci tra

recensione di massimo orgiazzi al libro dei vivi

La poesia è liberazione per Massari e lo si capisce, se ne ha una conferma leggendo questo suo ultimo libro in ordine di tempo, edito da Book nella collana Fuoricasa diretta da Alberto Bertoni. Se Elio Pagliarani proponeva una funzione igienica della poesia sul linguaggio, con il compito di mantenere quest’ultimo efficiente, Stefano Massari non ha propensione per la parola intatta:

recensione di Sergio Rotino al libro dei vivi

Romano, ma da anni attivo a Bologna dove risiede per lavoro, Stefano Massari arriva alla seconda raccolta poetica proponendo con Libro dei vivi – edito nella sempre interessante collana “Fuori casa” curata da Alberto Bertoni – una sorta di “protoromanzo in versi” di grande tensione espressiva. Le pre me sse erano in buona parte già racchiuse nella sua prova d’esordio, quel Diario del pane pubblicato da Raffaelli editore nel 2003, che lo aveva visto definire con buona precisione il peri me tro del suo lavoro:

recensione di Stefano Guglielmin al libro dei vivi

Il Libro dei vivi di Stefano Massari me tte in scena una voce narrante sorella dei beckettiani Estragone e Vladimiro, una voce-calice offerta in sacrificio per tutti a testimoniare l’inautenticità del tempo corrente, fiu me in perpetua guerra senza creazione: solo nel ‹‹primo / feroce lega me nto››