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recensione al libro dei vivi di Sebastiano Aglieco

“ a te che credi ancora al tuo cielo/ chiedo se davvero ami me anche dopo il male questo e quello ancora a venire ”, (p.40). E’ un padre che parla a un padre e gli chiede conto della sua mancanza. Questa mancanza è espressa con un grido o un ragionare a voce alta facendo traboccare con i mm agini incandescenti o con lo stare a braccia aperte, arreso, l’incredulità del male che abbiamo ricevuto in pegno della nostra esistenza. E’ l’essenza di questo libro dei vivi, parafrasi umanissima di un antico genere dal valore sapienziale, in cui ai vivi veniva insegnato l’attraversa me nto del regno dei morti attraverso l’utilizzo di regole severissi me , in un percorso di sopravvivenza per vincere i mostri che nel sonno della morte attanagliano la coscienza e la divorano. E se lì, nel libro dei morti, dalla parola esattissima e giusta me nte pesata della formula magica, dipendeva lo stato di una coscienza più alta in un altro mondo, qui la salvezza abita la terra, l’assenza di ombra,

recensione di Nunzio Festa al libro dei vivi

Dedicato a chi nasce e a chi resiste. Libro dei vivi, intensa silloge poetica di Stefano Massari, è aperta da una dedica stupenda. E poi ci sono subito tre citazioni pigliate con maestria. Per esempio, da Montero: perché tutto finisce, ma niente è calmo. Verso in grado di presentare, da solo, l’idea di fondo della raccolta di Massari. Invece, il direttore di collana Alberto Bertoni, poeta anch’egli che con cura “controlla” le trame della “linea poetica” FUORICASA della Book, aggiunge puntualizzazioni importanti rispetto alle creazione del nostro romanico – emiliano Stefano Massari. “(…) si può subito affermare – scrive Bertoni, in una nota a margine dell’opera – che S. M. ha deciso per tempo di attrezzarsi (e allenarsi, e modularsi) ad essere poeta superiore, senza vezzi, infingimenti, consorterie” . Alberto Bertoni, per arrivare ad affermare questa sua convinzione, prende in esame uno scritto di Pessoa; che andava ad analizzare il contenuto del sentire dei poeti, in pratica cataloga

Da Pierre Lepori per libro dei vivi

Caro Stefano, ho ricevuto il tuo libro, potente e solido, con qualcosa che dalla passione civile va verso l'epica (nel senso migliore): c'è dentro un quotidiano di pane duro, di masticamenti silenziosi e di rabbie da condividere, ma che si conclude giustamente sulle braccia aperte per il domani (disciplina e furore). Un'energia di resistenza brusca e selvatica (più che selvaggia), che ci salva (almeno dal lassismo). Ne sono molto commosso. E' un accostamento rapido e ancora poco profondo, per ora, il mio, ma rileggerò più volte questo "libro dei vivi" e - per posta - ti farò anche un commento più "materico" (vedrai). Intanto, grazie di cuore e un caro abbraccio

su libro dei vivi recensione di Gianfranco Fabbri

Qualcuno ha definito giusta me nte l’ultima fatica di Stefano Massari, “ Il libro dei vivi ”, co me un’opera religiosa. Io aggiungerei, di una religiosità naturalistica e viscerale. In queste poesia-prosa (o prose poetiche e d’arte), l’autore me tte in scena con nettezza l’”invocazione al Padre” strutturandola secondo i toni greco-tragici e secondo la presenza fittissima di assonanze-ripetizioni -sia di termini che di suffissi desinenze-. Là dove è possibile imbattersi nel “sacro” è anche possibile vedere da vicino il senso “igneo” delle cose. L’insie me di questa scrittura è un vero e proprio atto di rivolta nei confronti dell’Ente Superiore. I testi appaiono co me isolotti di carne vivida e dolorante, sopravvissuti a ere remote. Ci si imbatte nell’alcool e nel sangue; non mancano l’odio e il pus; non manca neppure una specie di sotto-dio bestia -profonda oscurità- la cui condizione pre-animale sconcerta. Tra uno spazio e l’altro del respiro, si insinuano micro frasi nominali ch

recensione a libro dei vivi di Claudio Di Scalzo

Leggendo questi versi, capitombolando da un frammento all’altro, anche sorpreso dall’arditezza delle metafore e dalla scansione aforistica portata per sua natura ad incidere le pupille di chi legge, ho capito che la suggestione, ma direi seduzione subita nella lettura, stava nella considerazione che sapendo Massari, il poeta, cresciuto con i video e sul web,

recensione di Serena Scionti al libro dei vivi

Non è sufficiente abbandonare ciò che è nostro se non abbandoniamo anche noi stessi (San Girolamo) Co me il Libro dei Morti, un tempo unico docu me nto anagrafico - insie me al Registro dei Nati - per attestare la vita, tra fonte battesimale e camposanto, così ora il Libro dei Vivi di Massari, per celebrare chi nasce e chi resiste nel ciclo naturale . Stefano Massari, già autore di Diario del pane , nel suo pregevole discorso poetico afferma un'adesione sensuale alla terra, intonando un canto «con labbra secche e fiato di bestia», un canto che nasce dalle viscere telluriche, co me il se me che erompe dalla crosta, atavico co me l'urlo della creatura che partorisce. La dichiarazione poetica di Massari è un continuum filosofico, attestato sulla pagina dalla non voluta partizione in versi -normal me nte indicati con gli “a capo”; ogni singolo componi me nto assu me infatti l'umiltà della prosa presentandosi coi versi accostati, separati solo da un dopp

lettera di Lorenzo Chiuchiù per libro dei vivi

Caro Stefano, il "Libro dei vivi" somiglia ad un percorso iniziatico, a una via verso la notte piu' pura o - e' lo stesso - verso una luce senza occhi. Mi ha fatto pensare al "Libro ribetano dei morti"; all'estasi delle anime che percorrono i loro destini senza sapere che quello - e solo quello che vivono - e' il loro proprio destino. Ma nel "libro tibetano" i morti si legano alle parole che indicano la salvezza; nel "Libro dei vivi" sono le parole che incarnano la salvezza: nessun luogo, nessuna direzione, solo una voce, un grido, un fuoco. Il sangue e' vino, morte e amicizia; il tempo e' sempre battito cardiaco; l'amore e' carne e imperativo. E' un libro violento, nel senso piu' definitivo. E' violenza primitiva, senza essere tribale; arcaica senza la grazia del simbolico. Nessuna chiacchiera decostruttivista, nessuna lacrima parnassiana, o - peggio - tributaria di un romanticismo mal co