No, franca me nte io non parlerei di rabbia così a colpo sicuro, il problema che all’angoscia gira intorno parrebbe essere più legato ad un definito spirito profetico e ad una visionarietà che ricerca l’essenziale per dare tipologie alla complessità, preferisco dunque definirlo “dra mm a girovago dell’assenza”. Vi è un gioco ambiguo che di volta in volta si finge univoco, la visione di un mondo in interrotto disfaci me nto si salda allo sguardo di chi scrive su di un corpo che dor me , nella sensazione di infinita dolcezza davanti al vulnerabile; vi è un colore dominante nel libro, è il bianco, bianco scorrere ininterrotto del tempo, sia esso storico o astorico, bianca essenzialità, colore del silenzio, film muto con fruscio in sottofondo, lenzuolo sul quale affiorano a tratti i segni neri della penna e dell’uomo e sono le poesie. Ciò che sembra impossibile è la resa, vi si contrappone la visione di un’umanità innocente in quanto più vicina al suo stato “animale”, di cui i bam...