Passa ai contenuti principali









Le poesie notturne di un videomaker di Maria Luisa Vezzali (Repubblica)

HA UN inizio notturno Serie del ritorno (La vita felice), l' ultimo libro di Stefano Massari, poeta e videomaker romano trasferito da tempo a Bologna. Ci getta in una stanza alle 00:00 di una notte buia e priva di definizioni rassicuranti (è senza la parola più ripetuta: «senza scampo», «senza che un dio si fingesse tuo figlio», «senza sentenza», «senza corona»). Ci fa indossare il punto di vista di una coscienza maschile, insonne e inquieta, mentre da qualche parte la donna dorme e nel sonno parla come una sibilla allarmata, ma benedetta. Nelle sue parole, infatti, è palese la percezione del pericolo («il saccheggio è imminente», «ora che la città crolla»), ma anche la persistenza di un polo positivo della questione-vita, la possibilità di essere «serva terrestre e paziente della specie» e di offrire un seno che sia anche «urna», «ordine», «obbedienza», mentre tutt' intorno, invece, il secolo «mente» e «inghiotte». Dopo questo inizio, si tratta di riuscire a superare la giornata, ventiquattro ore riassuntive di tutta un' esistenza, che Massari la persistenza dei gesti abituali, dalla pervicacia con cui si resta confitti «in posizione di artiglio e convalescenza» alle cose perennemente buone e minacciate, come il pane, i figli, la scrittura. Sin dalla sua prima, fulminante, raccolta Diario del pane, uscita nel 2003 per l' editore Raffaelli, Massari ci ha abituati al suo stile «anomalo e suggestivo», come è stato definito, fatto non tanto di versi, quanto di paragrafi isolati nel foglio, intessuti ritmicamente alla maniera del testo biblico e costellati di ripetizioni che li conservano lontanissimi dall' andamento della prosa. Uno stile sensuale e violento, forgiato per andare al cuore di temi essenziali come la vita e la morte. L' inferno delle guerre quotidiane. Il bene del desiderio e della ricostruzione. cicatrizzata, la «ferita terrestre sul fianco». Fino agli ultimi tre minuti non scanditi e inscandibili, che sono il luogo «dove si deve ritornare», la consapevolezza della fragilitàe dell' incompletezza di un corpo, redento solo daldivide in tappe fino alle 23:57 successive, accompagnato dagli amici presenti anche quando sono assenti... Milo De Angelis, Giovanna Sicari, Antonio Porta, Gil... i cui nomi e versi fungono come viatico per sopportare, mai © RIPRODUZIONE RISERVATA


Commenti

Post popolari in questo blog

da mimmo cangiano per libro dei vivi Bravo Stefano, davvero un bel libro, sei andato avanti, (e questo era fondamentale), spero che molti se ne accorgano, quando il libro uscirà, della diversità radicale rispetto a Diario del pane. La carnalità che già era presente è qui molto accentuata, l'impersonalità è quasi scomparsa del tutto, ma anche l'utilizzo dell'Io diminuisce, è un libro del TU, un Tu multiplo impersonato in primo luogo dalla tua famiglia, anche se in questo non c'è nulla di "quotidiano" e non c'è nulla di quotidiano perchè, a mio parere, non c'è nulla di nichilistico. Mi verrebbe quasi da dire che hai scritto un libro al "femminile", ma non nel senso mero di poesia del corpo, nel senso invece che la figura sulla scena (un grande ventre) prende tutto lo spazio, o quasi. Continuo a dire Saba, per quanto assurdo continuo a dirlo: (ma chi mi capirà?) "il mio pensiero farsi più puro dove più turpe è la via". Purezza, moralit...
  Il “diluvio” in versi di Massari  in un mondo ormai senza speranza DI  MATTEO FANTUZZI il-diluvio-in-versi-di-massari-in-un-mondo-ormai-senza-speranza Con  Macchine del diluvio  Stefano Massari ritorna alla poesia dopo oltre dieci anni dall’ultimo libro. E’ un ritorno atteso per uno degli autori che più ha saputo intersecare poesia, video, arte e vita nella propria opera ottenendo, non solo dal punto di vista sostanziale ma anche dal punto di vista formale, un unicum riconoscibile nella nostra letteratura.  Macchine del diluvio  ripropone lo straniamento della nostra società, quello manifesto della cronaca che possiamo ogni giorno vedere anche solo scorrendo le prime pagine dei quotidiani. Ma è uno straniamento che ha radici profonde, come il lavoro di Massari che proviene dall’inizio degli anni Dieci e che non segue dunque una contingenza come altri autori di generazioni più recenti sembrano sottolineare. Massari inserisce la prospettiva privata all...
MACCHINE DEL DILUVIO  nota di MARCO MOLINARI  su La Voce di Mantova