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  Il “diluvio” in versi di Massari  in un mondo ormai senza speranza DI  MATTEO FANTUZZI il-diluvio-in-versi-di-massari-in-un-mondo-ormai-senza-speranza Con  Macchine del diluvio  Stefano Massari ritorna alla poesia dopo oltre dieci anni dall’ultimo libro. E’ un ritorno atteso per uno degli autori che più ha saputo intersecare poesia, video, arte e vita nella propria opera ottenendo, non solo dal punto di vista sostanziale ma anche dal punto di vista formale, un unicum riconoscibile nella nostra letteratura.  Macchine del diluvio  ripropone lo straniamento della nostra società, quello manifesto della cronaca che possiamo ogni giorno vedere anche solo scorrendo le prime pagine dei quotidiani. Ma è uno straniamento che ha radici profonde, come il lavoro di Massari che proviene dall’inizio degli anni Dieci e che non segue dunque una contingenza come altri autori di generazioni più recenti sembrano sottolineare. Massari inserisce la prospettiva privata all’interno di una dinamica collettiv
Guerra: la poesia profetica di Massari Nell’ultima raccolta, “Macchine del diluvio”, la stessa tensione febbrile degli esordi nella quale la lingua spezza il pensiero. Una lirica intransigente, priva di lusinghe ma aperta alla tenerezza D i  Eraldo Affinati   pubblicato il  10 Maggio 2022 guerra-la-poesia-profetica-di-massari     Condividi Nei giorni crudeli del  conflitto in Ucraina, col ritorno di immagini tristemente novecentesche, dalle esecuzioni sommarie ai cadaveri bruciati, una poesia da sempre legata alla guerra (in senso antropologico prima ancora che storico) come quella di Stefano Massari (1969), romano di via Filippo Meda, nel cuore di tenebra del Tiburtino profondo, da tempo emigrato a Bologna dove lavora come film-maker, sembra quasi profetica. Per chi, come il sottoscritto, segue l’autore da quasi vent’anni, le sue parole oggi valgono doppio: «Chi è stata madre urla. chi è stato padre contempla il nulla», dettava nella sua raccolta d’esordio,  diario del pane  (Raffaell
Su “Macchine del diluvio”  di Stefano Massari di Isabella Bignozzi nota-macchine-del-diluvio-stefano-massari “Per quanto si bagni la mano nell’oscuro, / la mano non si annerisce mai. La sua mano / è impermeabile alla notte” diceva Ghiannis Ritsos del poeta (in  Molto tardi nella notte , traduzione di Nicola Crocetti, Crocetti Editore 2020), ed è così, a ben guardare, nell’intera opera di Stefano Massari, e in particolare nell’ultima sua silloge  Macchine del diluvio  (MC Edizioni, collana Gli insetti, a cura di Pasquale Di Palmo). C’è un pregresso buio, e un’ipotesi sempre allertata, sempre precipite nella poesia delle  Macchine : fin dalle epigrafi in apertura, la morte delimita in ombra ogni bellezza, ed è sovrana del tempo.  Divinità nera, soffusa nei giorni, incede senza margine verso i nostri corpi, fiutandoli. L’unico sostegno rimasto alle vertebre è la rabbia, pietra d’angolo del resistere, in un vivere commutato, espropriato, in cui ogni individuo è trafitto da un destino crist
  intervista radiofonica a Stefano Massari di Mattia Cattaneo https://youtu.be/ELqetuodjaY
I morti li portiamo in bocca»:  recensione a "Macchine del diluvio"  di Stefano Massari a cura di Alessandro Pertosa https://www.almapoesia.it/post/i-morti-ce-li-portiamo-in-bocca-recensione-a-macchine-del-diluvio-di-stefano-massari Inchiostro   di   fuoco   in   una   mano;   penna-spada   scintillante   nell’altra:   Stefano   Massari,   con   Macchine   del   diluvio   (MC   edizioni,   2022),   è   un   funambolo   su   un   filo   troppo   delicato   che   si   spezza.   Sferra   l’assalto   al   cielo,   mentre   cade   e   sprofonda   nel   cuore   cavo   della   morte,   in   quella   voragine   famelica   e   originaria   che   inghiotte   la   vita. In   lui   si   percepisce   subito   il   desiderio   irrefrenabile   di   infilare   lo   sguardo   fin   nel   proibito;   di   illuminare   il   buio,   di   spingersi   dentro   il   segreto   dell’universo,   nel   punto   più   oscuro,   lì   proprio   dove   la   ferita   si   slabbra   in   un   gorgo   senza